Charles Conrad
Charles Conrad in una foto ufficiale della NASA (credit: Spacefacts).
Il comandante di Apollo 12, Charles Conrad, oltre a molte altre qualità fondamentali per la sua professione, possiede indiscutibilmente il primato del buonumore, delle battute, delle barzellette. E' una valanga di simpatia, dicono di lui alla NASA, che riesce ad ogni riunione di amici ad accentrare l'attenzione di tutti, suscitando l'allegria. Riuscì a raccontare storielle, comporre rime e a far ridere i tecnici del Centro di Controllo di Houston anche durante le difficili imprese della "Gemini 5" (agosto 1965) e della "Gemini 11" (settembre 1966) di cui fu protagonista.
Charles Conrad ha 39 anni ed appartiene ad una delle migliori famiglie di Philadelphia, dove l'astronauta nacque il 2 giugno 1930. Ultimate le scuole secondarie, si è iscritto all'Università di Princeton per seguire i corsi di ingegneria aeronautica; è diventato l'animatore dell'aeroclub locale, capitano della squadra di rugby, e ha fatto parte della squadra di hockey su ghiaccio. Durante questa vita brillante e spensierata, ad un ballo di debuttanti, ha incontrato una graziosa studentessa bruna, Jane Du Bose. Si sono sposati nel 1953, il giorno dopo che l'astronauta aveva conseguito il diploma di ingegnere. Ora i coniugi Conrad hanno quattro figli, tutti maschi: Pete junior, Thomas, Andrew e Christopher.
Diventato ingegnere aeronautico e marito felice, Conrad si è arruolato nell'aviazione della Marina ed è stato assegnato alla base di Patuxent River come pilota collaudatore. Nel 1962, il 17 settembre, è stato ammesso alla NASA, quando già aveva accumulato quattromila ore di volo, di cui tremila di super jet. Nel 1965 il suo primo volo nello spazio come pilota della "Gemini 5", rimanendo in orbita intorno alla Terra per 7 giorni, 22 ore e 55 minuti. Un anno dopo vola, insieme a Richard Gordon, come comandante sulla "Gemini 11", eseguendo alla perfezione già alla prima orbita, il "rendez-vous" e il "docking" con un razzo "Agena".
Quando non è impegnato alla NASA, il comandante di Apollo 12 si dedica ad un hobby tutt'altro che riposante: pratica le corse di automobili.
Ad una giornalista non più giovane che con civetteria, pochi giorni prima del lancio verso la Luna, chiedeva a Conrad se era possibile per lei ricevere un saluto e gli auguri per il compleanno dall'"Oceano delle Tempeste", Pete rispose: "Senz'altro, cara! E naturalmente dirò la tua età". La donna, a questo punto, fece cadere immediatamente la propria richiesta.
Richard Gordon
Il ritratto ufficiale di Richard Gordon (credit: Spacefacts).
Pelle olivastra, capelli neri, occhi vivaci color nocciola, Richard Gordon ha una faccia che assomiglia a quella di certi attori di Hollywood o di Cinecittà, ai quali i registi affidano volentieri le parti dei banditi siculo-americani della gang di Al Capone o di Cosa Nostra. Così un quotidiano della Florida, pochi giorni prima dell'inizio della missione, descriveva l'aspetto del quarantenne pilota del Modulo di Comando dell' "Apollo 12", l'uomo che è destinato a rimanere per oltre trenta ore solo a ruotare intorno alla Luna, mentre Conrad e Bean portano a compimento la loro missione.
Era studente di medicina all'Università dello stato di Washington a Seattle, dove nacque il 5 ottobre 1929, quando scoppiò la guerra in Corea. A quell'epoca Gordon stava studiando per diventare dentista, invece le drammatiche vicende in Asia gli cambiarono completamente la vita. Lo studente lasciò trapani, capsule e dentiere e diventò cadetto dell'aviazione della Marina. A guerra conclusa, anch'egli, come Conrad, fu assegnato alla base di Patuxent River e proprio qui fece amicizia con il futuro comandante di "Apollo 12". Fino al 1960 Gordon collaudò numerosi nuovi tipi di aerei e fu anche il primo pilota collaudatore per il famoso velivolo da caccia "Phantom". Nel 1961 tentò un'impresa fantastica: battere il record per la trasvolata del continente americano, da Los Angeles a New York. Ci riuscì e vinse il titolo "Bendix". Quando l'ormai amico Charles Conrad si presentò alla NASA, Gordon fece altrettanto e dal 17 settembre 1963 venne assunto dall'ente spaziale americano.
Nel 1966, nel suo primo volo nello spazio, copilota con lo stesso Conrad sulla "Gemini 11", dimostrò con suo grandissimo rischio, nel corso di una "passeggiata spaziale" al di fuori della navicella, che senza particolari accorgimenti un astronauta che lavori nello spazio aperto rischia di morire, perché si accorge delle energie spese quando è troppo tardi. Gordon durante l'esperimento "extra-veicolare" sudò tanto e consumò le sue energie al punto tale che gli si annebbiò la vista, mentre ogni movimento diventò di una difficoltà estrema.
Ma in fatto di record Richard Gordon ne ha un altro, più umano e sicuramente più simpatico: è padre di sei figli. Sua moglie, Barbara Field, una bella donna anch'essa nata nello stato di Washington, dice di essere molto felice con suo marito e con i suoi "tesori", il più grande dei quali è July, una simpatica ragazza di 15 anni; Diana è la più piccola e ne ha otto. Nel mezzo, ci sono quattro maschi, Richard, Lawrence, Thomas e James.
Alan Lavern Bean
Il ritratto ufficiale di Alan Bean (credit: Spacefacts).
Anche di Alan Lavern Bean, il più giovane del terzetto lunare dell'"Apollo12", le vicende da raccontare sarebbero molte. Cominciamo dal suo aspetto. Vestito in borghese, con la sua testa pelata e le rughe che cerchiano i suoi occhi a dispetto dell'età, ha 37 anni e assomiglia molto ai severi professori del liceo di un tempo; al contrario, ha un carattere estremamente gioviale, pur senza raggiungere Conrad. Da sette anni aspettava di poter volare nel Cosmo. E' la matricola dello spazio che ha atteso il grande momento del battesimo di astronauta più a lungo di qualunque altro collega della NASA. Forse, proprio per questo, avrà il privilegio di essere la prima matricola del progetto "Apollo" a posare i suoi piedi sul suolo lunare.
Nato a Wheleer, in Texas, il 15 marzo 1932, Bean si diplomò ingegnere aereonautico nel 1955, all'Università del suo stato, e si arruolò in Marina. Fu assegnato al quarantaquattresimo squadrone aereo della base di Jacksonville in Florida. Concluso il "training" di pilotaggio raggiunse anch'egli il "Naval Air Test Center" di Patuxent River nel Maryland e divenne collaudatore di jet. Quando all'inizio del 1963 la sua domanda alla NASA venne accolta, aveva già volato per oltre 3.000 ore su ventisette tipi diversi di aviogetti.
Frequentando l'Università del Texas e partecipando agli incontri di ginnastica, vide una bella ragazza del suo stesso ateneo, Sue Ragsdale, di Dallas. "Era perfetta sotto ogni punti di vista", racconta Bean, "per di più era molto più brava di me negli esercizi ginnici, me ne innamorai e la sposai appena potemmo". Quell'amore non è mai venuto meno. Anzi, con la nascita dei due figli, Cly, nel 1955, e Amy Sue, nel 1963, l'attaccamento per la famiglia aumentò.
Il pilota del Modulo Lunare "Intrepid" è anche un uomo estremamente religioso e attivissimo coadiutore nella parrocchia metodista del sobborgo di Houston dove abita, non lontano dalla base spaziale.
Gioviale ma riservato, Alan Bean completa alla perfezione il terzetto scelto dall'ente spaziale americano per l' "Apollo12".
(La biografia dei tre astronauti è tratta dal libro "La conquista della Luna" di Giancarlo Masini, 1969)