Mentre l'equipaggio di Apollo 12 si prepara ad affrontare l'ultima ed emozionante fase, carica di tensione, dello straordinario viaggio Terra-Luna-Terra, la NASA rende noto che come per Apollo 11, anche la seconda missione umana a compiere uno sbarco di uomini sulla Luna, ha lasciato sulla superficie del nostro satellite una targa commemorativa. E' posta su una zampa del Modulo Lunare "Intrepid", allunato il 19 novembre nell'Oceano delle Tempeste.
La targa lasciata da Conrad e Bean nel polveroso Oceano delle Tempeste, fotografata prima della partenza di Apollo 12 (foto AP12-S64-55326, scansione JSC).
Alle 18:43 ora italiana viene acceso per sei secondi il propulsore principale del Modulo di Servizio, l'"SPS", per compiere una leggera correzione di rotta affinché l'Apollo imbocchi correttamente il corridoio di rientro.
Quando sono trascorse 244 ore, sette minuti e 20 secondi dall'inizio del viaggio, a Houston le lancette dell'orologio della grande sala del centro di controllo segnano le 15:29, in Italia sono le 21:29, il Modulo di Comando con il suo prezioso carico a bordo, si stacca dal Modulo di Servizio e compie una rotazione in modo da rivolgere la parte inferiore, protetta dallo scudo termico, verso la Terra.
Nelle due raffigurazioni artistiche le ultime due fasi compiute dagli astronauti di Apollo 12 prima del rientro nell'atmosfera (le immagini sono tratte dal libro "Navi spaziali" di Kenneth Gatland, editrice S.A.I.E., 1969).
Ore 21.44 italiane: il Modulo di Comando "Yankee Clipper", ciò che rimane della gigantesca struttura, alta 110 metri, staccatasi dalla rampa di lancio 39-A venerdì 14 novembre 1969, con a bordo Charles Conrad, Alan Bean e Richard Gordon, si tuffa attraverso l'atmosfera terrestre alla velocità di 12 chilometri al secondo con una angolazione di 6 gradi e 47'. Le ultime parole prima che abbia inizio il previsto "blackout" sono del comandante di Apollo 12: "Ragazzi, fermate il mondo che vogliamo scendere!".
Ha inizio a questo punto l'emozionante e drammatico silenzio radio con la base a terra che ha fin qui seguito costantemente lo straordinario viaggio dei tre astronauti americani, a causa della ionizzazione dell'atmosfera prodotta dall'attrito tra il Modulo di Comando e l'aria.
Alle 21:46 ora italiana, viene ristabilito il collegamento radio tra la Terra e la capsula che sta precipitando verso le acque non certo calme dell'Oceano Pacifico. Le prime parole sono quelle di colui che terzo uomo nella storia, a calpestato la superficie di un corpo celeste al di fuori del nostro pianeta, Charles Conrad: "Houston, ancora una volta stiamo puntando bene il bersaglio".
Alle 21:52 si dispiegano i paracadute parassiti e un minuto dopo quelli principali. A questo punto la capsula appesa ai tre grandi paracadute è visibile non solo agli addetti al recupero a bordo della portaerei "Hornet", ma anche ai milioni di telespettatori collegati in diretta attraverso i teleschermi in tutto il mondo. In Italia viene trasmessa un'edizione straordinaria del Telegiornale per seguire le ultime fasi del volo di Conrad, Gordon e Bean con in studio Tito Stagno e in collegamento dagli Stati Uniti Ruggero Orlando.
La foto scattata dalla portaerei "Hornet" pochi istanti prima dello "splashdown" della capsula Apollo 12 (foto AP12-KSC-69PC-717, scansione JSC).
Alle 21:58 e venticinque secondi italiane, Apollo 12 ammara con un perfetto "splashdown" nell'Oceano Pacifico a circa quattro chilometri di distanza dalla portaerei addetta al recupero "Hornet", la stessa che nel luglio scorso accolse i primi tre eroi della Luna, Armstrong, Collins e Aldrin.
A causa dell'urto al momento dell'ammaraggio, "Yankee Clipper" finisce capovolto ma nel giro di qualche minuto gli speciali palloni galleggianti contenuti alla sommità del cono del Modulo di Comando si gonfiano riportandolo nella posizione corretta.
Le ultime fasi della discesa di Apollo 12 verso l'Oceano Pacifico nelle immagini televisive trasmesse in diretta in mondovisione:
La capsula è ammarata a 750 chilometri a sud-est di Pago Pago, nell'arcipelago delle Samoa. La squadra di recupero interviene prontamente. Aperto il portello, gli "uomini rana" passano ai tre astronauti le tute di isolamento biologico. Dopo circa una cinquantina di minuti escono dall'Apollo, che è stata la loro casa per dieci giorni, e salgono sui battellini pneumatici. Il pilota del Modulo Lunare Alan Bean, al termine del suo primo viaggio "extraterrestre", presenta una escoriazione all'arco sopracciliare destro, dovuta all'urto, contro una telecamera di bordo, la stessa che si guastò poco dopo l'inizio della prima EVA sulla Luna, al momento dell'ammaraggio.
Foto AP12-S69-22265, scansione di Ed Hengeveld.
Foto AP12-S69-22271, scansione JSC.
Dai battellini pneumatici, i tre astronauti vengono issati, uno per volta, a bordo dell'elicottero che li conduce velocemente sulla portaerei. Conrad, Gordon e Bean tra gli applausi e le grida di gioia degli ufficiali e dei marinai della portaerei, entrano nell'Unità Mobile di Quarantena, (Mobile Quarantine Facility) dove resteranno isolati a scopo precauzionale fino al 12 dicembre. Sono in Italia le 23:06 di lunedì 24 novembre 1969.
L'ingresso dei tre astronauti nell'Unità Mobile di Quarantena (foto AP12-KSC-69PC-742, scansione di Ed Hengeveld).
Foto AP12-S69-22849, scansione di Ed Hengeveld.
Conrad, Gordon e Bean all'interno dell'Unità Mobile dove rimarranno fino a venerdì 12 dicembre (foto AP12-S69-22876, scansione di Ed Hengeveld).
Una simpatica espressione di saluto da parte di Alan Bean all'interno dell'Unità Mobile (credits: Apollo 12 Original Rare Kodak Slide HD).
Foto AP12-69-H-1886.
La seconda missione della NASA che ha visto due americani poggiare i piedi sulla Luna per la sua prima vera esplorazione scientifica da parte dell'uomo è durata dieci giorni, quattro ore, 36 minuti e 25 secondi, portando con successo a termine il 22° viaggio spaziale umano compiuto dagli Stati Uniti da quel primo, seppur sub-orbitale, di Alan Shepard a bordo del Mercury "Freedom 7", il 5 maggio 1961.