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2019/11/21

1969/11/21: Ultima giornata in orbita lunare e successiva accensione del motore SPS: si ritorna verso casa

In Italia le lancette dell'orologio segnano le prime ore di venerdì 21 novembre 1969, precisamente le 06:50: per i tre astronauti di Apollo 12 inizia l'ultima giornata in orbita intorno alla Luna. Dopo un giusto e più che meritato riposo, Conrad, Bean e Gordon, i primi due reduci dalla fantastica esperienza sul suolo lunare in una zona precisa nell'"Oceano delle Tempeste", si risvegliano.

Per il terzo e quarto uomo nella storia dell'umanità ad aver calcato il suolo di un corpo celeste al di fuori del pianeta Terra, la non spaziosa capsula Apollo è pur sempre più confortevole dello stretto spazio a bordo del Modulo Lunare.

Dopo aver consumato un'abbondante colazione ascoltando musica, dal centro di controllo di Houston vengono trasmessi ai tre astronauti i vari messaggi di felicitazione per il buon esito sin qui dell'impresa, tra questi anche quelli dei propri familiari che attendono con ansia il loro ritorno a terra.

Alle 08:26 italiane il potente motore SPS (Service Propulsion System) del Modulo di Servizio viene acceso per diciannove secondi in modo da innalzare l'orbita dell'Apollo a 110 km e permettere a Conrad, Gordon e Bean di fotografare i possibili siti di atterraggio per le future missioni umane sulla superficie del satellite naturale della Terra. Sono infatti previsti altri otto viaggi di esplorazione entro la fine del 1972 o al più tardi nei primi mesi del 1973.



Foto AP12-AS12-53-7842, scansione JSC.



Foto AP12-AS12-51-7548, scansione JSC.



Foto AP12-AS12-51-7574, scansione JSC.


Sono trascorse 172 ore, 27 minuti e 16 secondi dal "liftoff" dalla rampa di lancio 39-A del Centro spaziale Kennedy, ottantotto ore e 58 minuti dall'ingresso in orbita lunare; dopo 45 giri intorno a Selene è giunto il momento di riaccendere il motore del Modulo di Servizio, l'"SPS", e dire addio definitivamente per Conrad, Gordon e Bean alla Luna. E' il penultimo momento critico della missione Apollo 12: l'ultimo sarà l'attraversamento dell'atmosfera terrestre al momento del rientro. La manovra viene effettuata durante il sorvolo dell'astronave della faccia a noi nascosta della Luna, senza contatto radio con la base a terra.

Sono le 15:49 ora di Houston, in Italia è ormai tarda sera, le 21:49; il computer di bordo accende il propulsore principale del Modulo di Servizio per 130 secondi: la potenza scaturita dal motore fa aumentare la velocità dell'astronave da 5.900 chilometri orari a 9.100, raggiungendo la cosiddetta velocità di fuga e sottraendosi così all'attrazione lunare, immettendo ciò che rimane del grande complesso spaziale, lanciato il 14 novembre, sulla traiettoria giusta per il viaggio di ritorno verso la Terra.

A Houston, tra i tecnici del controllo del volo, si vivono momenti di ansia e di attesa: se il potente motore "SPS" non ha funzionato per i tre astronauti americani si prospetta un tragico epilogo: rimanere prigionieri per sempre della Luna. Fino ad ora nelle precedenti missioni, quelle di Apollo 8, 10 e 11, intorno al nostro Satellite tutto ha sempre funzionato alla perfezione. Ed è così anche questa volta. Dopo un lungo, interminabile silenzio radio, giunge a terra la voce soddisfatta del comandante Conrad: "Houston, ragazzi, operazione riuscita. Arrivederci Luna!"


Rappresentazione artistica dell'accensione del potente motore del Modulo di Servizio (SPS) necessario per l'uscita dall'orbita lunare e il successivo ritorno verso la Terra della capsula Apollo con a bordo Conrad, Bean e Gordon.


Alle 22:07 ora italiana i tre formidabili uomini della Nasa accendono la telecamera a colori per una nuova trasmissione televisiva in diretta dallo spazio della durata di circa quaranta minuti, mostrando ai telespettatori collegati in tutto il mondo la Luna, violata per la seconda volta, che si allontana sempre più; poi, d'accordo con i controllori del volo, quando in Italia sono scoccate le 23:30, Conrad, Gordon e Bean iniziano il periodo di riposo.

Si è così scritta oggi con successo una nuova pagina nella storia dell'esplorazione umana dello spazio.

1969/11/21: La seconda EVA e l'addio alla Luna di Conrad e Bean sui quotidiani italiani







Le prime tre pagine de "La Stampa" di venerdì 21 novembre 1969 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).




COMPIUTA L'ESPLORAZIONE


Ritorno dalla Luna

Prelevate parti del "Surveyor" e raccolto nuovo materiale selenico - Conrad è caduto sulle ginocchia durante la seconda "passeggiata" - Perfetti il decollo e l'aggancio in orbita


(Dal nostro inviato speciale) Houston, 20 novembre. Anche la prima fantastica esplorazione lunare si è conclusa felicemente. Charles Conrad e Alan Bean, usciti all'aperto per la seconda volta dal loro veicolo-rifugio, hanno eseguito la più straordinaria "passeggiata" che si possa immaginare: hanno costeggiato dall'esterno i pendii di alcuni crateri, ne hanno risalito la cresta, sono discesi nell'interno, hanno raccolto rocce, esemplari cristallini, ciottoli di ogni tipo, hanno compiuto un'accurata ricognizione sulla sonda automatica "Surveyor 3" lanciata lassù nel '67, ne hanno staccato le parti più interessanti da studiare nei laboratori terrestri, hanno rotolato massi sotto la guida radio dei selenologi di Houston, hanno lanciato sassi nel vuoto per giudicare la potenza muscolare delle braccia umane nelle condizioni di un sesto di gravità e, dopo quasi quattro ore di cammino nelle petraie seleniche, sulle quali hanno percorso poco meno di due chilometri, sporchi di polvere nerastra, carichi di pietre, di macchine fotografiche e degli oggetti  staccati dal "Surveyor", sono tornati sulla loro astronave, canticchiando il motivetto dei Sette nani del film di Walt Disney.
Alle 15,25 (ora italiana), conclusa la sistemazione dei bagagli lunari a bordo dell'"Intrepid", gettate fuori le cose inutili (fra esse purtroppo sembra che per sbaglio sia finito un rotolo di filmati a colori), i due estroversi, simpaticissimi esploratori cosmici hanno acceso il possente razzo del veicolo e, pochi istanti dopo, avevano già raggiunto la velocità orbitale, pronti per le successive manovre che li avrebbero portati a ricongiungersi con la "Yankee Clipper" e riprendere la via di casa. Ecco in sintesi la stupefacente avventura che, seppur privi delle immagini televisive (a causa del noto incidente alla telecamera lunare) abbiamo vissuto da Houston seguendo istante per istante il cammino, il lavoro, la gioia, la fatica di Pete e Alan, attraverso le loro gioviali conversazioni che ci risuonavano nelle cuffie.

Il cratere "D" 

Come avevamo accennato nella parte finale della nostra cronaca di ieri, l'"Intrepid" era atterrato con estrema precisione a circa duecento metri di distanza in linea d'aria (ammesso che per la Luna si possa usare questa espressione) dal punto dove si trova la sonda, in uno spiazzo in leggera pendenza ma abbastanza pianeggiante all'esterno del cratere del "Surveyor" stesso e di un altro cratere indicato con la lettera "D". Quest'ultimo costituisce la "testa" della figura indicata dai selenologi come l'"uomo delle nevi", del quale l'avvallamento  dove si trova la sonda rappresenta la pancia.
Conrad e Bean, anziché puntare direttamente sulla sonda automatica, hanno preferito fare un lunghissimo giro per avere migliori possibilità esplorative e per poter raccogliere esemplari di rocce più numerosi e diversi. Usciti dall'astronave, hanno piegato verso destra, si sono allontanati di molto dal bordo esterno del cratere "D", compiendo un vasto giro intorno ad esso. Ma, ancora una volta, anziché piegare verso la destra della figura immaginata e quindi verso il "Surveyor", hanno deviato a sinistra in basso per andare ad osservare due altri piccoli crateri denominati "Sharp" e "Bench". Finalmente si sono diretti verso la loro meta principale, ma girando ancora alla larga.
Poi, arrivati davanti al "Surveyor", sono discesi sul fondo attorniando il "robot", fotografandolo, osservando le modificazioni del terreno circostante, constatando gli effetti del razzo della sonda che continuò a bruciare anche dopo che era atterrata. A questo punto Conrad e Bean hanno fatto la più straordinaria rivelazione per i selenologi di Houston: hanno detto che le strutture della macchina hanno cambiato colore, in alcune parti sono diventate verde-bianco, mentre avrebbero dovute essere blu.

Raggiunto l' "Intrepid" 

Gli astronauti hanno anche detto che la sonda era tutta coperta di pulviscolo bruno. Poi, lavorando di pinze, hanno tagliato un pezzo del cavo della TV automatica che aveva ripreso migliaia di nitide immagini, hanno staccato la telecamera stessa ed alcune altre apparecchiature del "robot", hanno collezionato nuovi tipi di rocce e si sono rimessi in cammino, continuando il giro all'esterno del cratere. Così sono andati ad esplorare un altro "buco" provocato proprio sul bordo dalla caduta di un grosso meteorite. Con un'altra camminata hanno infine raggiunto l'"Intrepid" dalla parte opposta dalla quale erano partiti.
Durante la seconda passeggiata, che è durata esattamente 3 ore, 43 minuti e 2 secondi. I due esploratori cosmici hanno speso energie pari a circa tremila calorie a testa, il loro battito cardiaco ha avuto punte massime di 170 pulsazioni al minuto. Segno proprio che hanno lavorato sodo, e infatti, più di una volta li abbiamo sentiti ansimare, ma mai le loro voci e i loro commenti hanno tradito un istante di scoramento, un'ombra di suspense o di timore.
Conrad e Bean, al di là delle più ottimistiche previsioni che avevano fatto prima della loro partenza, sono stati due personaggi straordinari. Dopo la rottura della telecamera, il loro brio, la loro loquacità, la vivezza con cui hanno descritto ciò che vedevano e le sensazioni che provavano, hanno salvato perfino lo "spettacolo" della missione.
Insomma, se i primi due "pedoni lunari" erano stati freddi e compassati tecnici, i primi esploratori delle valli polverose del globo selenico sono stati due uomini nel senso più vero, due uomini che hanno anche sbagliato, che hanno perfino dimenticato un rotolo di pellicola a colori e fracassato il manico della macchina fotografica che uno di loro aveva attaccato al collo.
Stamane - e sull'episodio non si sa ancora molto - Conrad è caduto sulle ginocchia mentre tentava di raccogliere una pietra. L'incidente è avvenuto mentre l'astronauta si trovava sulla cresta del cratere del "Surveyor". Conrad è stato prontamente aiutato da Bean che l'ha tirato su con una cinghia. Neppure la caduta ha fatto perdere a Conrad e al suo compagno il buonumore. 
Già all'inizio della seconda "passeggiata" era ripresa la girandola delle battute scherzose, il fitto dialogo degli astronauti fra di loro e con il centro di Houston. Ecco alcune di queste battute, che riportiamo più ampiamente in altra parte del giornale.
Conrad: "C'è una cosa che mi preoccupa. Non riesco a trovare un sacco (e si riferiva ad uno dei contenitori per gli esemplari lunari). Ma questi arnesi di teflon siamo proprio sicuri che reggano il vuoto? Cerchiamolo va, ah, ecco". E poi: "Sapete a che cosa mi fa pensare questa specie di terreno nel quale affondo con i piedi attorno al Lem, sotto questo Sole? A un campo ben coltivato, col Sole basso. Questa polvere è cenere grigia molto luminosa, bianca e grigia"
Bean: "Allora andiamo a recuperare un po' di Surveyor". 
Conrad: "Vorrei sapere che cosa è successo da ieri". 
Bean: "Non lo so. Credo che tutto il mondo abbia appreso qualche cosa. Houston i collegamenti sono magnifici. Ho l'impressione che voi siate nella mia visiera… Dunque…"
Conrad: "Di che cosa altro hai bisogno?".
Bean: "Bisogna che prenda gli arnesi…"
Conrad: "E' bello piroettare sulla Luna. Con un mezzo giro di tacchi faccio un balletto… Accidenti, questa roccia non vuole staccarsi, questa altra, invece, anche se grossa, viene via senza fatica".
Houston: "Ti riesce di far rotolare quel grosso masso che ci hai descritto fino in fondo al cratere?
Conrad: "Ooohoop, Ooohoop, roll, roll, roll! Sta rotolando, è il "Rock and roll" della Luna!"
Il macigno, ribalzando sulle lave del cratere, raggiunge il fondo e le vibrazioni che provoca sulla crosta selenica sono registrate dal sismometro della stazione-osservatorio montata ieri. Dalla sala di controllo si segue tutto, si registra tutto, è come essere lassù con loro, a quattrocentomila chilometri di distanza. 
Dai primi bilanci fatti, gli esperti di Houston, sulle basi delle descrizioni ricevute, non escludono che molte delle rocce raccolte da Conrad e Bean siano assai diverse da quelle portate sul nostro pianeta dall'"Apollo 11". Se ciò sarà confermato dalle analisi (una prima analisi chimica l'hanno iniziata i due esploratori lunari per vedere la quantità esatta di gas contenuta in alcuni esemplari) vorrà dire che l'"Oceano delle Tempeste" è diverso, anche sul piano geochimico oltre che nella conformazione dal "Mare della Tranquillità", e che quindi la Luna varia da zona a zona.
Per quanto riguarda la visibilità è stato precisato meglio quanto già osservarono Armstrong e Aldrin. Ad un certo punto Conrad ha detto: "La visibilità è come sulla Terra. Ci si adatta molto bene con gli occhi. La sola grande differenza è che se si guarda dalla parte del Sole la superficie selenica acquista un colore che cambia subito non appena si cambia angolo visuale. Ma a meno di restare in ombra l'adattamento ottico è identico a quello che si ha sulla Terra".
Perfino nel drammatico momento della partenza dalla Luna, a bordo della cabina di ascesa dell'"Intrepid", Conrad e Bean non hanno cessato un istante la loro simpatica conversazione.
Il razzo del "Lunar Module" si è acceso regolarmente, ma i due astronauti hanno dato un po' troppa "manetta". Sul piano pratico questa sgassata eccessiva del motore dell'"Intrepid" ha voluto dire un'orbita con parametri leggermente diversi dai previsti, ma niente di grave. Dopo aver ruotato intorno alla Luna ad una quota più bassa e più veloce, secondo il programma di volo l'"Intrepid" si è innalzato in un'orbita circolare, pronto all'appuntamento con l'astronave-madre e il suo pilota solitario.
Il riaggancio delle due astronavi, preceduto da un collegamento televisivo da bordo dell'"Apollo", che ci ha permesso di vedere l'"Intrepid" nelle fasi del suo avvicinamento, è avvenuto verso le 12,40 (in Italia erano le 19,41).
L'incontro fra Conrad, Bean e Gordon è stato naturalmente calorosissimo. Poi i tre astronauti hanno trasbordato i loro preziosi cimeli sulla "Yankee Clipper" e alle 20,43 (sempre ora italiana) hanno sganciato, pieno di rifiuti, il magnifico "Intrepid". Mentre scrivo gli astronauti stanno già riposando.
A tarda notte, la parte superiore del "Lunar Module" è stata fatta precipitare, per telecomando, sulla superficie selenica, in modo che gli studiosi da terra hanno potuto registrare gli effetti del primo terremoto artificiale sulla Luna. Domani sera, Conrad, Gordon e Bean riaccenderanno il razzo di servizio e si dirigeranno verso casa, dopo aver passato un'altra giornata a ruotare intorno al satellite della Terra.    (Giancarlo Masini)






La prima e la terza pagina de "Il Giorno" con un ampio reportage sulla seconda attività di Conrad e Bean sulla Luna e la successiva partenza dal Satellite (dalla collezione personale di Gianluca Atti).




La prima pagina de "La Nazione" di venerdì 21 novembre 1969 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).