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2019/11/25

1969/11/24: Ritorno sulla Terra


18:44  IT.  Conrad, Bean e Gordon, terminato il periodo di riposo qualche ora prima, accendono il motore principale del complesso modulo di comando e servizio per compiere una correzione di rotta in modo da portare l'astronave ad imboccare correttamente la traiettoria di rientro


21:32   IT.   Il modulo di comando si stacca dal modulo di servizio, e ruota in modo da rivolgere la parte inferiore, quella protetta dallo scudo termico, verso i primi strati dell'atmosfera.


21:40   IT.  Yankee Clipper si tuffa nell'atmosfera terrestre alla velocità di  12.000  chilometri al secondo con un'angolazione di 6 gradi e  47'.
Inizia  a  questo punto l'emozionante  periodo di silenzio radio, il "blackout" nelle comunicazioni con la Terra. E' la causa della ionizzazione dell'atmosfera prodotta dall'attrito tra il modulo di comando e l'aria. 
21:52   IT.  Fine del "blackout", riprendono i contatti radio con la base. Intanto si aprono i primi paracadute seguiti un minuto dopo da quelli principali.


       foto  ap12- KSC-69PC-717


21:58   IT.   SPLASHDOWN!!!  Apollo 12 ammara nell'Oceano Pacifico a circa quattro chilometri di distanza dalla portaerei Hornet, l'ammiraglia addetta al recupero.
Yankee Clipper, ciò che rimane del gigantesco razzo Saturno partito venerdì 14 novembre, ammara a 750  chilometri a sud-est di Pago Pago nell'arcipelago delle Samoa.
A causa dell'urto al momento dell'ammaraggio, il modulo di comando finisce capovolto ma nel giro di qualche minuto gli speciali palloni galleggianti, contenuti all'apice del cono della capsula, si gonfiano riportandolo nella giusta posizione.
La squadra addetta al recupero interviene rapidamente. Aperto il portello di Apollo, i sommozzatori allungano agli astronauti le speciali tute di isolamento biologico. Dopo circa cinquanta minuti Conrad ,Gordon e Bean scendono nel battellino pneumatico. Bean presenta una escoriazione allargata sull'arco sopracciliare destro, dovuto all'urto contro una delle telecamere di bordo, (forse la stessa, ironia della sorte, guastatasi sulla Luna) al momento del contatto con l'Oceano.


    foto  ap12-S69-22265



    foto  ap12-S69-22271


Dal battellino pneumatico, i tre reduci dalla Luna vengono issati, uno alla volta, a bordo dell'elicottero che li conduce velocemente sulla Hornet. Arrivati, Conrad, Gordon e Bean entrano nell'unità mobile di quarantena. Il programma prevede che restino isolati per circa 21 giorni.



       foto  ap12-KSC-69PC-742



    foto  ap12-S69-22876



    foto  ap12-69-H-1886

   
I protagonisti del "ritorno alla Luna" sono rimasti nello spazio 244 ore, 36 minuti e 44  secondi. Charles Conrad e Alan Bean, rispettivamente terzo e quarto uomo a calcare la superficie lunare, sono rimasti sul satellite 31  ore e 31 minuti, compiendo due escursioni per complessive otto ore. 

2019/11/24

1969/11/24 (21:44 IT): Il rientro nell'atmosfera e lo splashdown nell'Oceano Pacifico

Dopo un ultimo periodo di riposo, Conrad, Gordon e Bean occupano le loro ultime ore nello spazio per mettere un po' di ordine all'interno dell'Apollo, in particolar modo tutti quegli oggetti, piccoli o meno, che fluttuano ancora liberi all'interno della cabina. Poi, in vista del rientro nell'atmosfera, ha inizio un controllo completo di tutta la strumentazione di bordo, trovata dagli stessi astronauti, in continuo contatto radio con il centro di controllo di Houston, efficiente al cento per cento.

Mentre l'equipaggio di Apollo 12 si prepara ad affrontare l'ultima ed  emozionante fase, carica di tensione, dello straordinario viaggio Terra-Luna-Terra, la NASA rende noto che come per Apollo 11, anche la seconda missione umana a compiere uno sbarco di uomini sulla Luna, ha lasciato sulla superficie del nostro satellite una targa commemorativa. E' posta su una zampa del Modulo Lunare "Intrepid", allunato il 19 novembre nell'Oceano delle Tempeste.


La targa lasciata da Conrad e Bean nel polveroso Oceano delle Tempeste, fotografata prima della partenza di Apollo 12 (foto AP12-S64-55326, scansione JSC).


Alle 18:43 ora italiana viene acceso per sei secondi il propulsore principale del Modulo di Servizio, l'"SPS", per compiere una leggera correzione di rotta affinché l'Apollo imbocchi correttamente il corridoio di rientro.

Quando sono trascorse 244 ore, sette minuti e 20 secondi dall'inizio del viaggio, a Houston le lancette dell'orologio della grande sala del centro di controllo segnano le 15:29, in Italia sono le 21:29, il Modulo di Comando con il suo prezioso carico a bordo, si stacca dal Modulo di Servizio e compie una rotazione in modo da rivolgere la parte inferiore, protetta dallo scudo termico, verso la Terra.


Nelle due raffigurazioni artistiche le ultime due fasi compiute dagli astronauti di Apollo 12 prima del rientro nell'atmosfera (le immagini sono tratte dal libro "Navi spaziali" di Kenneth Gatland, editrice S.A.I.E., 1969).


Ore 21.44 italiane: il Modulo di Comando "Yankee Clipper", ciò che rimane della gigantesca struttura, alta 110 metri, staccatasi dalla rampa di lancio 39-A venerdì 14 novembre 1969, con a bordo Charles Conrad, Alan Bean e Richard Gordon, si tuffa attraverso l'atmosfera terrestre alla velocità di 12 chilometri al secondo con una angolazione di 6 gradi e 47'. Le ultime parole prima che abbia inizio il previsto "blackout" sono del comandante di Apollo 12: "Ragazzi, fermate il mondo che vogliamo scendere!".

Ha inizio a questo punto l'emozionante e drammatico silenzio radio con la base a terra che ha fin qui seguito costantemente lo straordinario viaggio dei tre astronauti americani, a causa della ionizzazione dell'atmosfera prodotta dall'attrito tra il Modulo di Comando e l'aria.

Alle 21:46 ora italiana, viene ristabilito il collegamento radio tra la Terra e la capsula che sta precipitando verso le acque non certo calme dell'Oceano Pacifico. Le prime parole sono quelle di colui che terzo uomo nella storia, a calpestato la superficie di un corpo celeste al di fuori del nostro pianeta, Charles Conrad: "Houston, ancora una volta stiamo puntando bene il bersaglio".

Alle 21:52 si dispiegano i paracadute parassiti e un minuto dopo quelli principali. A questo punto la capsula appesa ai tre grandi paracadute è visibile non solo agli addetti al recupero a bordo della portaerei "Hornet", ma anche ai milioni di telespettatori collegati in diretta attraverso i teleschermi in tutto il mondo. In Italia viene trasmessa un'edizione straordinaria del Telegiornale per seguire le ultime fasi del volo di Conrad, Gordon e Bean con in studio Tito Stagno e in collegamento dagli Stati Uniti Ruggero Orlando.


La foto scattata dalla portaerei "Hornet" pochi istanti prima dello "splashdown" della capsula Apollo 12 (foto AP12-KSC-69PC-717, scansione JSC).


Alle 21:58 e venticinque secondi italiane, Apollo 12 ammara con un perfetto "splashdown" nell'Oceano Pacifico a circa quattro chilometri di distanza dalla portaerei addetta al recupero "Hornet", la stessa che nel luglio scorso accolse i primi tre eroi della Luna, Armstrong, Collins e Aldrin.

A causa dell'urto al momento dell'ammaraggio, "Yankee Clipper" finisce capovolto ma nel giro di qualche minuto gli speciali palloni galleggianti contenuti alla sommità del cono del Modulo di Comando si gonfiano riportandolo nella posizione corretta.

Le ultime fasi della discesa di Apollo 12 verso l'Oceano Pacifico nelle immagini televisive trasmesse in diretta in mondovisione:



La capsula è ammarata a 750 chilometri a sud-est di Pago Pago, nell'arcipelago delle Samoa. La squadra di recupero interviene prontamente. Aperto il portello, gli "uomini rana" passano ai tre astronauti le tute di isolamento biologico. Dopo circa una cinquantina di minuti escono dall'Apollo, che è stata la loro casa per dieci giorni, e salgono sui battellini pneumatici. Il pilota del Modulo Lunare Alan Bean, al termine del suo primo viaggio "extraterrestre", presenta una escoriazione all'arco sopracciliare destro, dovuta all'urto, contro una telecamera di bordo, la stessa che si guastò poco dopo l'inizio della prima EVA sulla Luna, al momento dell'ammaraggio.


Foto AP12-S69-22265, scansione di Ed Hengeveld.



Foto AP12-S69-22271, scansione JSC.


Dai battellini pneumatici, i tre astronauti vengono issati, uno per volta, a bordo dell'elicottero che li conduce velocemente sulla portaerei. Conrad, Gordon e Bean tra gli applausi e le grida di gioia degli ufficiali e dei marinai della portaerei, entrano nell'Unità Mobile di Quarantena, (Mobile Quarantine Facility) dove resteranno isolati a scopo precauzionale fino al 12 dicembre. Sono in Italia le 23:06 di lunedì 24 novembre 1969.


L'ingresso dei tre astronauti nell'Unità Mobile di Quarantena (foto AP12-KSC-69PC-742, scansione di Ed Hengeveld).



Foto AP12-S69-22849, scansione di Ed Hengeveld.



Conrad, Gordon e Bean all'interno dell'Unità Mobile dove rimarranno fino a venerdì 12 dicembre (foto AP12-S69-22876, scansione di Ed Hengeveld).



Una simpatica espressione di saluto da parte di Alan Bean all'interno dell'Unità Mobile (credits: Apollo 12 Original Rare Kodak Slide HD).



Foto AP12-69-H-1886.


La seconda missione della NASA che ha visto due americani poggiare i piedi sulla Luna per la sua prima vera esplorazione scientifica da parte dell'uomo è durata dieci giorni, quattro ore, 36 minuti e 25 secondi, portando con successo a termine il 22° viaggio spaziale umano compiuto dagli Stati Uniti da quel primo, seppur sub-orbitale, di Alan Shepard a bordo del Mercury "Freedom 7", il 5 maggio 1961.

1969/11/24: Il giorno del rientro di Apollo 12 sulla Terra su "La Stampa"




La prima e la terza pagina del quotidiano "La Stampa" di lunedì 24 novembre 1969 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).



Dal quotidiano "La Stampa", il palinsesto televisivo di lunedì 24 novembre 1969, che prevede il collegamento in diretta via satellite per seguire il rientro a terra della capsula Apollo 12 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

1969/11/24: Ultimo giorno di volo e prima conferenza stampa dallo spazio

E' da poco scoccata la mezzanotte di un nuovo giorno in Italia: è il 24 novembre 1969. A Houston è ancora domenica 23. Mentre la Terra si fa sempre più vicina e più grande osservandola attraverso i finestrini della capsula Apollo, i tre protagonisti del secondo sbarco umano sulla Luna vengono svegliati. E' l'ultimo giorno che trascorreranno nello spazio e si sentono in ottima forma e rilassati, pronti per il ritorno al pianeta in cui sono nati e vissuti fino a venerdì 14 novembre 1969.

Dopo aver consumato una ricca colazione ed essersi "sbarbati" si preparano per effettuare per la prima volta nella storia una conferenza stampa dallo spazio. Trasmessa in diretta televisiva in mondovisione, Conrad, Bean, e Gordon rispondono alle domande, preparate in anticipo per facilitare la tecnica di conversazione, dei numerosi giornalisti presenti in una sala del centro di controllo di Houston. Milioni di spettatori davanti ai teleschermi hanno così la possibilità di vedere e sentire in diretta il comandante della missione e il pilota del Modulo Lunare raccontare i particolari delle loro due escursioni lunari e ascoltare dal pilota del Modulo di Comando i momenti più importanti e le sensazioni più trepidanti del suo volo solitario attorno alla Luna in attesa del ritorno dei suoi due compagni.

Questa la trascrizione di alcune tra le principali battute di quella insolita e storica conferenza stampa (in Italia è piena notte, le lancette dell'orologio segnano le 01:29).

Domanda: "Oltre al fulmine che vi ha colpito durante il lancio, episodio questo che pareva dovesse pregiudicare sul nascere l'intera missione, quale è stato il momento di maggior tensione, se ve ne è stato mai qualcuno, prima dell'atterraggio sulla Luna, durante la sosta su di essa o dopo?"

Conrad: "Penso decisamente che noi tre siamo stati molto più calmi durante il volo di quanto pensassimo. Solo Al e io eravamo un po' nervosi durante la fase di ascesa dalla superficie lunare".

Gordon: "Tutto si è svolto secondo i piani. Penso che la miglior cosa, dal mio punto di vista, è che non ci siano state sorprese".

Domanda: "Conrad, là sulla Luna lei sembrava felice, persino euforico, anche troppo qualcuno ha detto: c'è chi pensa che lei fosse "su di giri" a causa dell'ossigeno. E' vero? Lei e Al che cosa avete provato a trovarvi là fuori?"

Conrad: "Sa, non ero su di giri per l'ossigeno, ma ero molto felice perché tutto il lavoro che ci aveva richiesto l'EVA (l'attività extra veicolare) stava cominciando a dare buoni risultati… tutto andava bene, nella maniera che noi pensavamo dovesse andare ed era molto piacevole… tutto è stato molto più facile che durante gli allenamenti".

Bean: "Volete sapere come ci si sente? Per i primi dieci minuti che si è fuori, almeno nel mio caso, ci si rende conto che andare in giro non è poi così difficile come si pensa e la cosa fa molto piacere. Così, passati i primi dieci minuti, una volta che ci si è resi conto di sapere come stare in equilibrio e di essere certi di non cadere e che tutto va veramente nel migliore dei modi, penso che proprio allora ci si affretti per portare a termine il proprio compito, come ha detto Pete".

Domanda: "Voi, a differenza dei due astronauti che vi hanno preceduto nel luglio sulla Luna, disponevate di amache e coperte. Come avete dormito? E per quanto concerne il sonno, molti si chiedono se là sulla Luna avete sognato".

Conrad: "Non ho voluto levarmi la tuta. Era troppo sporco là. Nella mia amaca stavo quindi molto scomodo. La tuta premeva sul fondo dei miei piedi e sulle spalle. Per quanto concerne i sogni, io non sogno mai, di norma, e non ho sognato nemmeno lassù".

Bean: "Nemmeno io ho sognato e, in verità, non ho dormito troppo bene sulla Luna. Quando si arriva lassù e si pesa soltanto 14 o 16 kg e ci si stende su quelle amache non ci si riesce a piegare nemmeno un po'. Si sta stesi orizzontalmente. E' un posto veramente pratico per dormire! No, non ho sognato per niente. Mi sono svegliato e riaddormentato diverse volte… ma, tutto sommato, non si può dire che il sonno fosse particolarmente turbato. Il "sesto" di gravità è piacevole, in fondo. Vi spinge verso il basso abbastanza, tanto da farvi sentire una leggera pressione sulla schiena o sul fianco, insomma sulla parte sulla quale vi poggiate. E' piacevole".

Domanda: "Se questa missione dovesse essere ripetuta o se voi doveste partecipare ad un'altra, dopo ciò che avete appreso da questa che avete effettuato, cosa fareste di differente e che tipo di equipaggiamento aggiungereste o fareste modificare per quanto riguarda le attività sul suolo lunare?"

Conrad: "Sicuramente migliorare la dotazione degli utensili. Quelli che avevamo con noi sulla Luna erano buoni, ma avrebbero potuto essere migliori". 

Domanda: "Gordon, cosa ha provato a rimanere solo in orbita intorno alla Luna, per un giorno e mezzo?".

Gordon: "Ho pensato spesso in passato a che cosa avrei veramente provato a trovarmi solo nella parte nascosta della Luna, senza alcun contatto con esseri umani; ma l'attività è stata tale durante le ore di veglia che, sorprendentemente, non ho avuto neppure il tempo per pensarci. E, per essere perfettamente franco, ero così stanco alla fine della giornata che a mala pena ce l'ho fatta a distendermi per dormire il più possibile in vista dell'attività del giorno successivo".

Domanda: "Pete, tutti si chiedono cosa sia avvenuto quando lei è caduto sulla Luna. E' stata una caduta accidentale o fatta apposta? Che cosa ha provato a cadere nella gravità lunare? E sarebbe riuscito a rimettersi in piedi se Al non fosse stato lì ad aiutarla?"

Conrad: "No, non sono caduto apposta. Stavo cercando di raccogliere una pietra che era troppo grossa per essere presa con le tenaglie e così mi è capitato di rotolare sul mio fianco finendo giù a "terra". Ma Al, prima che finissi del tutto disteso, mi ha dato una spinta che mi ha rimesso in piedi. Non penso che vi sia il pericolo di cadere contro una pietra e di tagliare la tuta o qualcosa del genere perché la caduta non è mai così violenta. Non si può colpire abbastanza forte una pietra lunare, è vero Al?".

Bean: "No, non solo questo. Stai dicendo della velocità di caduta: mi posso ricordare di aver perso l'equilibrio anch'io numerose volte e se lo avessi perso allo stesso modo sulla Terra sarei probabilmente caduto. Ma sulla Luna, dove ci si muove così adagio si è di solito in grado di rimettersi in sesto, di piegare le ginocchia e di riprendere l'equilibrio".

Domanda: "Milioni di persone, in tutto il mondo, che hanno passato svegli la notte della vostra passeggiata e, inutilmente, in attesa del collegamento televisivo previsto, si chiedono che cosa sia veramente successo a quella telecamera che non ha funzionato". 

Conrad: "In effetti non sappiamo che cosa se sia successo. Ma la stiamo riportando a casa in modo  che si possa vedere che cosa non abbia funzionato a dovere, in modo da aggiustarla per consentire agli astronauti di Apollo 13 di non deludere altri milioni di telespettatori". 

Con queste parole termina l'eccezionale conferenza stampa ed anche l'ultimo collegamento televisivo dallo spazio dei tre astronauti di Apollo 12. Sono le 02:06 italiane, sono trascorse esattamente 224 ore e quarantaquattro minuti dall'emozionante momento del distacco dal pianeta Terra, quello stesso pianeta pronto ad accogliere di nuovo i quarti "trasvolatori" nella storia dell'umanità di un fantastico tracciato, fino a pochi anni fa inimmaginabile, Terra-Luna-Terra.

Immagine televisiva della prima conferenza stampa dallo spazio dei tre astronauti di Apollo 12 di ritorno dalla Luna.