2019/11/29

1969/11/29: L’equipaggio di Apollo 12 in quarantena arriva alla base di Ellington

Pete Conrad, Alan Bean e Dick Gordon, rinchiusi nella Mobile Quarantine Facility, ossia l’unità mobile di quarantena nella quale sono isolati da quando sono tornati dalla Luna, vengono aerotrasportati alla base aerea militare di Ellington, in Texas, a bordo di un cargo militare C-141. Vengono accolti da una grande folla, tra la quale c’è anche Neil Armstrong. Da lì vengono poi trasportati su strada fino a Houston, presso il Lunar Receiving Laboratory, dove trascorreranno il resto della quarantena, il cui termine è previsto per il 10 dicembre 1969.






Fonte: Nasa History Office.

2019/11/28

1969/11/28: Le prime foto scattate sulla Luna durante Apollo 12 rilasciate dalla NASA e pubblicate dalla stampa italiana

I quotidiani torinesi "La Stampa" e "Stampa Sera" pubblicano le prime foto rilasciate dalla NASA, l'ente spaziale americano, scattate sulla Luna da Charles Conrad e Alan Bean nel corso delle due attività extra veicolari nell'Oceano delle Tempeste. Altre foto verranno pubblicate nei prossimi giorni.


Dal quotidiano "La Stampa" di venerdì 28 novembre 1969 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).



Dal quotidiano "Stampa Sera" uscito nelle edicole il pomeriggio di venerdì 28 novembre (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

2019/11/27

1969/11/27: I primi reportage sulla missione lunare di Conrad, Bean e Gordon sui settimanali italiani


Giovedì 27 novembre il settimanale "L'EUROPEO" esce nelle edicole italiane con il primo resoconto completo del viaggio di Apollo 12 sulla Luna, descritto dall'inviata speciale della rivista Oriana Fallaci (dalla collezione personale di Gianluca Atti).



La copertina del settimanale "EPOCA" con all'interno le varie fasi della missione e gli "incredibili" dialoghi tra i due astronauti sulla Luna e la base di controllo a terra (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

2019/11/26

1969/11/26: I primi giorni di quarantena di Conrad, Gordon e Bean su "La Stampa"


Dalla collezione personale di Gianluca Atti.

Primi controlli: stanno benone

Verso le Hawaii i tre della Luna

(Nostro servizio). Houston. martedì sera. Promossi capitani di vascello e rinchiusi tutti e tre nel laboratorio mobile di isolamento a bordo della portaerei "Hornet", gli astronauti navigano alla volta delle isole Hawaii. Di qui verranno trasferiti sabato prossimo a Houston, per l'ultima, conclusiva parte della prigionia: resteranno nel laboratorio lunare con medici, psichiatri ed altri specialisti, tra cui un cuoco negro, fino al 10 dicembre.
E' forse l'ultima quarantena a cui sono sottoposti gli astronauti al ritorno da uno sbarco sulla Luna. Gli esami dei pionieri Armstrong, Aldrin e Collins avevano dato risultati negativi; se anche Conrad, Bean e Gordon si mostreranno privi di qualsiasi infezione di origine lunare, il sistema di isolamento verrà definitivamente abbandonato, poiché sarà stata raggiunta la certezza che la superficie della Luna non nasconde germi.
I sassi lunari ed il materiale fotografico dell'"Apollo 12" sono stati divisi in due blocchi, che vengono trasportati a Houston separatamente. Si tratta di una precauzione per evitare, in caso di un disastro aereo sempre possibile, che l'intero materiale scientifico della missione vada perduto. Un primo blocco è portato al centro spaziale del Texas da Samoa e l'altro da Pago Pago. Due ingegneri della NASA sono incaricati di scortare il preziosissimo materiale.
I contenitore dei sassi e delle pellicole sono costruiti in modo da galleggiare sull'acqua; oltre a ciò ai piloti degli aerei che compiono la missione del trasporto è stato ordinato di legarli a cinture di salvataggio, qualora si profilasse un ammaraggio di emergenza.
Rocco Petrone, direttore del programma "Apollo", ha dichiarato intanto che entro due settimane si deciderà se l'"Apollo 13", il cui lancio avverrà probabilmente il 12 marzo prossimo, avrà quale obiettivo la zona del cratere Fra Mauro: si tratta di una regione molto accidentata, più difficile di quella in cui è calato il Lem dell'"Apollo 12".
Circondato da altopiani, il Fra Mauro dista poco più di 150 chilometri dal luogo in cui sono scesi Conrad e Bean. Agli scienziati interessa questa regione tormentata dall'impatto di meteore e dall'attività vulcanica, perché probabilmente vi sono stati portati in superficie materiali provenienti dal nucleo interno della Luna.
Mentre queste grandi cose si preparano, l'attenzione pubblica è ancora rivolta ai tre reduci dello spazio. Sono stati sottoposti ad una prima visita medica all'interno del laboratorio, ed il responso ha confermato che stanno benone. Su di loro non sono stati riscontrati germi particolari. 
Alan Bean presenta però una leggera escoriazione all'arcata sopraccigliare destra: se l'è prodotta sbattendo la testa contro una sporgenza nell'interno della capsula.
(Ansa - Associated Press)



Richard Gordon (a sinistra nella foto), Alan Bean e Charles Conrad (a destra) all'interno dell'Unità Mobile di Quarantena.

2019/11/25

1969/11/25: La prima pagina de “La Stampa”

1969/11/24: Ritorno sulla Terra


18:44  IT.  Conrad, Bean e Gordon, terminato il periodo di riposo qualche ora prima, accendono il motore principale del complesso modulo di comando e servizio per compiere una correzione di rotta in modo da portare l'astronave ad imboccare correttamente la traiettoria di rientro


21:32   IT.   Il modulo di comando si stacca dal modulo di servizio, e ruota in modo da rivolgere la parte inferiore, quella protetta dallo scudo termico, verso i primi strati dell'atmosfera.


21:40   IT.  Yankee Clipper si tuffa nell'atmosfera terrestre alla velocità di  12.000  chilometri al secondo con un'angolazione di 6 gradi e  47'.
Inizia  a  questo punto l'emozionante  periodo di silenzio radio, il "blackout" nelle comunicazioni con la Terra. E' la causa della ionizzazione dell'atmosfera prodotta dall'attrito tra il modulo di comando e l'aria. 
21:52   IT.  Fine del "blackout", riprendono i contatti radio con la base. Intanto si aprono i primi paracadute seguiti un minuto dopo da quelli principali.


       foto  ap12- KSC-69PC-717


21:58   IT.   SPLASHDOWN!!!  Apollo 12 ammara nell'Oceano Pacifico a circa quattro chilometri di distanza dalla portaerei Hornet, l'ammiraglia addetta al recupero.
Yankee Clipper, ciò che rimane del gigantesco razzo Saturno partito venerdì 14 novembre, ammara a 750  chilometri a sud-est di Pago Pago nell'arcipelago delle Samoa.
A causa dell'urto al momento dell'ammaraggio, il modulo di comando finisce capovolto ma nel giro di qualche minuto gli speciali palloni galleggianti, contenuti all'apice del cono della capsula, si gonfiano riportandolo nella giusta posizione.
La squadra addetta al recupero interviene rapidamente. Aperto il portello di Apollo, i sommozzatori allungano agli astronauti le speciali tute di isolamento biologico. Dopo circa cinquanta minuti Conrad ,Gordon e Bean scendono nel battellino pneumatico. Bean presenta una escoriazione allargata sull'arco sopracciliare destro, dovuto all'urto contro una delle telecamere di bordo, (forse la stessa, ironia della sorte, guastatasi sulla Luna) al momento del contatto con l'Oceano.


    foto  ap12-S69-22265



    foto  ap12-S69-22271


Dal battellino pneumatico, i tre reduci dalla Luna vengono issati, uno alla volta, a bordo dell'elicottero che li conduce velocemente sulla Hornet. Arrivati, Conrad, Gordon e Bean entrano nell'unità mobile di quarantena. Il programma prevede che restino isolati per circa 21 giorni.



       foto  ap12-KSC-69PC-742



    foto  ap12-S69-22876



    foto  ap12-69-H-1886

   
I protagonisti del "ritorno alla Luna" sono rimasti nello spazio 244 ore, 36 minuti e 44  secondi. Charles Conrad e Alan Bean, rispettivamente terzo e quarto uomo a calcare la superficie lunare, sono rimasti sul satellite 31  ore e 31 minuti, compiendo due escursioni per complessive otto ore. 

1969/11/25: La conclusione della seconda spedizione umana sulla Luna sui quotidiani italiani





La prima e la seconda pagina de "La Stampa" di martedì 25 novembre 1969 dedicata al felice rientro sulla Terra dei tre astronauti di Apollo 12 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).



La prima pagina de "Il Corriere della Sera" del 25 novembre con un resoconto dettagliato dell'ultimo giorno trascorso nello spazio e il successivo rientro a terra di Conrad, Gordon e Bean, dell'inviato speciale del quotidiano Giancarlo Masina e una dichiarazione al giornale dello scienziato, creatore del Saturn V (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

"FERMATE IL MONDO CHE' VOGLIAMO SCENDERE"

TORNATI SULLA TERRA

La capsula dell'Apollo 12 ha ammarato alle 21.58 nel Pacifico, ad appena cinque chilometri dalla "Hornet" che la stava aspettando - Un elicottero ha trasportato Conrad, Bean e Gordon sulla portaerei - Gli astronauti sono entrati nell' "unità mobile di quarantena" e venerdì giungeranno a Honolulu - I campioni di rocce al centro di Houston

(Dal nostro inviato speciale) Houston, 24 novembre. La seconda spedizione umana sulla Luna si è conclusa. Il meraviglioso viaggio di Charles Conrad, Richard Gordon e Alan Bean nelle vie del cosmo è felicemente compiuta. Alle 21,58 di stasera (ora italiana) con pochi secondi di ritardo sul piano di volo, la navicella "Apollo 12" ha terminato il suo atteso tuffo nell'atmosfera terrestre posandosi sulle onde dell'Oceano Pacifico ad appena cinque chilometri di distanza dalla portaerei "Hornet" che la stava aspettando con le antenne dei suoi radar puntate verso il cielo a 405 miglia nautiche da Pago Pago.

Una scia di fumo

Durante le manovre di discesa che si sono svolte con l'esattezza di un cronometro - come avrete visto in TV - si è sviluppato dalla spazionave una lunga scia di fumo. Era il carburante residuo che veniva scaricato nell'aria per facilitare l'atto finale del ritorno. In breve gli elicotteri con gli uomini rana specializzati nelle operazioni di ricupero sono stati sull' "Apollo" in quanto il punto di caduta dell'astronave era estremamente vicino alla portaerei. L'"Apollo" volteggiava sulle onde del mare non troppo calmo. La visione a Houston, attraverso gli schermi televisivi a colori, è stata formidabile, quanto drammatica e schermata dalle nubi basse era stata la partenza dei tre esploratori lunari dieci giorni fa. Il cielo del Pacifico, pur punteggiato di nubi, aveva molti sprazzi di sereno. Anche l'ora sul luogo di ricupero era delle più favorevoli (le 9,58 del mattino) per cui abbiamo potuto vivere appieno l'emozione e la gioia delle fasi finali della discesa, dal momento in cui si sono aperti i primi paracadute di stabilizzazione, poi quelli principali di frenaggio, sino allo splashdown.
Poco avanti Conrad - quando le ultime manovre di preparazione al rientro erano felicemente compiute, quando cioè, finita l'ultima correzione di traiettoria e poi, separata la navicella "Apollo" dal razzo di servizio, aveva già preso la posizione attitudinale migliore per l'impatto con l'atmosfera della Terra - aveva detto sorridendo: "Fermate il mondo, ché vogliamo scendere". Egli aveva preso a prestito le parole di una nota canzoncina inglese. Quando l' "Apollo" si è tuffato negli strati più alti dell'aria, con la base rivolta verso il basso, l'astronave è stata circondata da una voragine di fuoco. Era l'attrito dell'atmosfera a sviluppare il tremendo calore.

Tute più leggere

In quel momento è cominciato il previsto periodo di black out. Il silenzio radio che impedisce ogni comunicazione con la Terra a causa della ionizzazione delle particelle d'aria che circondano la spazionave. Non appena il silenzio radio è cessato e abbiamo riudito la voce dell'astronave, Conrad ha detto: "Ancora una volta stiamo puntando bene sul bersaglio". Subito dopo l'ammaraggio, gli uomini-rana hanno raggiunto la capsula, l'hanno circondata del consueto anello di galleggiamento, quindi hanno spruzzato il veicolo spaziale con una speciale soluzione antisettica per evitare ogni eventuale contaminazione da germi extra-terrestri. Infine hanno aperto lo sportello dell' "Apollo" e vi hanno gettato nell'interno tre tute di isolamento biologico. Contrariamente però a quanto avvenne per gli astronauti dell' "Apollo 11", queste tute sono molto più leggere, sono quasi tute da volo, in più hanno una maschera assai simile a quella antigas.
Questo cambiamento si deve al fatto che Armstrong, Aldrin e Collins si lamentarono notevolmente per le sofferenze che avevano provato indossando la tuta di isolamento biologico. Questa volta si è ricorsi ad un vestito più leggero. A Conrad, Gordon e Bean non si è voluto infliggere altri fastidi. Uno per uno gli astronauti sono stati poi prelevati dall'elicottero e sono stati depositati sul ponte della portaerei "Hornet". Nel momento in cui scrivo i tre uomini dell' "Apollo 12", dopo un breve cenno di saluto con la mano ai colleghi marinai che li hanno applauditi a lungo sul ponte della portaerei, sono entrati nell' "unità mobile di quarantena", Qui sono stati chiamati al telefono dalla Casa Bianca. Nixon si è congratulato con loro: "Sono estremamente fiero per me stesso e per il popolo americano che rappresento di ciò che avete fatto" ha detto il presidente, il quale ha poi annunciato ai tre "eroi spaziali" la loro promozione per meriti speciali e che li aspetterà per una colazione alla Casa Bianca alla fine della quarantena.
Stamane gli astronauti erano stati svegliati alle 4,30 (in Italia erano le 11,30) per la fase delicata della discesa. Nelle ultime ore del viaggio verso la Terra la spazionave, come previsto, ha aumentato progressivamente la sua accelerazione. Intanto Conrad, dopo aver controllato la perfetta risposta di tutti gli strumenti e delle apparecchiature di bordo, ha detto di aver ripulito completamente la cabina. "Abbiamo messo tutto a posto - ha riferito a Houston - in modo che al rientro nessun oggetto voli nella "Yankee Clipper" come era capitato altre volte".
Da terra hanno informato gli uomini nello spazio che il Sole stava mostrando una certa attività con emissione di intensi sciami di particelle, ma niente di pericoloso per l' "Apollo". 
Dopo l'ultima correzione di rotta (la penultima data la precisione della traiettoria era stata annullata) l'angolo di arrivo nell'atmosfera terrestre è risultato essere di 6 gradi e 47, un valore giudicato ottimale. 
Ora, al termine della più complessa missione cosmica della storia, dopo oltre 244 ore di viaggio, dopo 32 ore di permanenza sulla Luna, dopo aver esplorato i crateri, le petraie e le lande polverose dell' Oceano delle Tempeste, Conrad, Bean e Gordon riposano nell'autobus senza ruote che costituisce l' "unità mobile di quarantena".
La portaerei "Hornet" arriverà ad Honolulu venerdì 28 novembre. Di qui un grosso aereo militare prenderà a bordo il prezioso carico e lo trasporterà alla base di Ellington, non lontano dal centro NASA di Houston dove gli astronauti saranno rinchiusi in isolamento biologico come già Armstrong, Aldrin e Collins. 
Per i bagagli contenenti i materiali prelevati sulla Luna, il trasferimento avverrà in due tempi. La prima valigia arriverà via aerea domani pomeriggio, la seconda giungerà sempre domani nella tarda serata, quando in Italia sarà ormai notte inoltrata.     (Giancarlo Masini)  




La prima e la terza pagina del quotidiano "Il Giorno" di martedì 25 novembre 1969  (dalla collezione personale di  Gianluca Atti).



La prima pagina de "La Nazione"  (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

2019/11/24

1969/11/24 (21:44 IT): Il rientro nell'atmosfera e lo splashdown nell'Oceano Pacifico

Dopo un ultimo periodo di riposo, Conrad, Gordon e Bean occupano le loro ultime ore nello spazio per mettere un po' di ordine all'interno dell'Apollo, in particolar modo tutti quegli oggetti, piccoli o meno, che fluttuano ancora liberi all'interno della cabina. Poi, in vista del rientro nell'atmosfera, ha inizio un controllo completo di tutta la strumentazione di bordo, trovata dagli stessi astronauti, in continuo contatto radio con il centro di controllo di Houston, efficiente al cento per cento.

Mentre l'equipaggio di Apollo 12 si prepara ad affrontare l'ultima ed  emozionante fase, carica di tensione, dello straordinario viaggio Terra-Luna-Terra, la NASA rende noto che come per Apollo 11, anche la seconda missione umana a compiere uno sbarco di uomini sulla Luna, ha lasciato sulla superficie del nostro satellite una targa commemorativa. E' posta su una zampa del Modulo Lunare "Intrepid", allunato il 19 novembre nell'Oceano delle Tempeste.


La targa lasciata da Conrad e Bean nel polveroso Oceano delle Tempeste, fotografata prima della partenza di Apollo 12 (foto AP12-S64-55326, scansione JSC).


Alle 18:43 ora italiana viene acceso per sei secondi il propulsore principale del Modulo di Servizio, l'"SPS", per compiere una leggera correzione di rotta affinché l'Apollo imbocchi correttamente il corridoio di rientro.

Quando sono trascorse 244 ore, sette minuti e 20 secondi dall'inizio del viaggio, a Houston le lancette dell'orologio della grande sala del centro di controllo segnano le 15:29, in Italia sono le 21:29, il Modulo di Comando con il suo prezioso carico a bordo, si stacca dal Modulo di Servizio e compie una rotazione in modo da rivolgere la parte inferiore, protetta dallo scudo termico, verso la Terra.


Nelle due raffigurazioni artistiche le ultime due fasi compiute dagli astronauti di Apollo 12 prima del rientro nell'atmosfera (le immagini sono tratte dal libro "Navi spaziali" di Kenneth Gatland, editrice S.A.I.E., 1969).


Ore 21.44 italiane: il Modulo di Comando "Yankee Clipper", ciò che rimane della gigantesca struttura, alta 110 metri, staccatasi dalla rampa di lancio 39-A venerdì 14 novembre 1969, con a bordo Charles Conrad, Alan Bean e Richard Gordon, si tuffa attraverso l'atmosfera terrestre alla velocità di 12 chilometri al secondo con una angolazione di 6 gradi e 47'. Le ultime parole prima che abbia inizio il previsto "blackout" sono del comandante di Apollo 12: "Ragazzi, fermate il mondo che vogliamo scendere!".

Ha inizio a questo punto l'emozionante e drammatico silenzio radio con la base a terra che ha fin qui seguito costantemente lo straordinario viaggio dei tre astronauti americani, a causa della ionizzazione dell'atmosfera prodotta dall'attrito tra il Modulo di Comando e l'aria.

Alle 21:46 ora italiana, viene ristabilito il collegamento radio tra la Terra e la capsula che sta precipitando verso le acque non certo calme dell'Oceano Pacifico. Le prime parole sono quelle di colui che terzo uomo nella storia, a calpestato la superficie di un corpo celeste al di fuori del nostro pianeta, Charles Conrad: "Houston, ancora una volta stiamo puntando bene il bersaglio".

Alle 21:52 si dispiegano i paracadute parassiti e un minuto dopo quelli principali. A questo punto la capsula appesa ai tre grandi paracadute è visibile non solo agli addetti al recupero a bordo della portaerei "Hornet", ma anche ai milioni di telespettatori collegati in diretta attraverso i teleschermi in tutto il mondo. In Italia viene trasmessa un'edizione straordinaria del Telegiornale per seguire le ultime fasi del volo di Conrad, Gordon e Bean con in studio Tito Stagno e in collegamento dagli Stati Uniti Ruggero Orlando.


La foto scattata dalla portaerei "Hornet" pochi istanti prima dello "splashdown" della capsula Apollo 12 (foto AP12-KSC-69PC-717, scansione JSC).


Alle 21:58 e venticinque secondi italiane, Apollo 12 ammara con un perfetto "splashdown" nell'Oceano Pacifico a circa quattro chilometri di distanza dalla portaerei addetta al recupero "Hornet", la stessa che nel luglio scorso accolse i primi tre eroi della Luna, Armstrong, Collins e Aldrin.

A causa dell'urto al momento dell'ammaraggio, "Yankee Clipper" finisce capovolto ma nel giro di qualche minuto gli speciali palloni galleggianti contenuti alla sommità del cono del Modulo di Comando si gonfiano riportandolo nella posizione corretta.

Le ultime fasi della discesa di Apollo 12 verso l'Oceano Pacifico nelle immagini televisive trasmesse in diretta in mondovisione:



La capsula è ammarata a 750 chilometri a sud-est di Pago Pago, nell'arcipelago delle Samoa. La squadra di recupero interviene prontamente. Aperto il portello, gli "uomini rana" passano ai tre astronauti le tute di isolamento biologico. Dopo circa una cinquantina di minuti escono dall'Apollo, che è stata la loro casa per dieci giorni, e salgono sui battellini pneumatici. Il pilota del Modulo Lunare Alan Bean, al termine del suo primo viaggio "extraterrestre", presenta una escoriazione all'arco sopracciliare destro, dovuta all'urto, contro una telecamera di bordo, la stessa che si guastò poco dopo l'inizio della prima EVA sulla Luna, al momento dell'ammaraggio.


Foto AP12-S69-22265, scansione di Ed Hengeveld.



Foto AP12-S69-22271, scansione JSC.


Dai battellini pneumatici, i tre astronauti vengono issati, uno per volta, a bordo dell'elicottero che li conduce velocemente sulla portaerei. Conrad, Gordon e Bean tra gli applausi e le grida di gioia degli ufficiali e dei marinai della portaerei, entrano nell'Unità Mobile di Quarantena, (Mobile Quarantine Facility) dove resteranno isolati a scopo precauzionale fino al 12 dicembre. Sono in Italia le 23:06 di lunedì 24 novembre 1969.


L'ingresso dei tre astronauti nell'Unità Mobile di Quarantena (foto AP12-KSC-69PC-742, scansione di Ed Hengeveld).



Foto AP12-S69-22849, scansione di Ed Hengeveld.



Conrad, Gordon e Bean all'interno dell'Unità Mobile dove rimarranno fino a venerdì 12 dicembre (foto AP12-S69-22876, scansione di Ed Hengeveld).



Una simpatica espressione di saluto da parte di Alan Bean all'interno dell'Unità Mobile (credits: Apollo 12 Original Rare Kodak Slide HD).



Foto AP12-69-H-1886.


La seconda missione della NASA che ha visto due americani poggiare i piedi sulla Luna per la sua prima vera esplorazione scientifica da parte dell'uomo è durata dieci giorni, quattro ore, 36 minuti e 25 secondi, portando con successo a termine il 22° viaggio spaziale umano compiuto dagli Stati Uniti da quel primo, seppur sub-orbitale, di Alan Shepard a bordo del Mercury "Freedom 7", il 5 maggio 1961.

1969/11/24: Il giorno del rientro di Apollo 12 sulla Terra su "La Stampa"




La prima e la terza pagina del quotidiano "La Stampa" di lunedì 24 novembre 1969 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).



Dal quotidiano "La Stampa", il palinsesto televisivo di lunedì 24 novembre 1969, che prevede il collegamento in diretta via satellite per seguire il rientro a terra della capsula Apollo 12 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

1969/11/24: Ultimo giorno di volo e prima conferenza stampa dallo spazio

E' da poco scoccata la mezzanotte di un nuovo giorno in Italia: è il 24 novembre 1969. A Houston è ancora domenica 23. Mentre la Terra si fa sempre più vicina e più grande osservandola attraverso i finestrini della capsula Apollo, i tre protagonisti del secondo sbarco umano sulla Luna vengono svegliati. E' l'ultimo giorno che trascorreranno nello spazio e si sentono in ottima forma e rilassati, pronti per il ritorno al pianeta in cui sono nati e vissuti fino a venerdì 14 novembre 1969.

Dopo aver consumato una ricca colazione ed essersi "sbarbati" si preparano per effettuare per la prima volta nella storia una conferenza stampa dallo spazio. Trasmessa in diretta televisiva in mondovisione, Conrad, Bean, e Gordon rispondono alle domande, preparate in anticipo per facilitare la tecnica di conversazione, dei numerosi giornalisti presenti in una sala del centro di controllo di Houston. Milioni di spettatori davanti ai teleschermi hanno così la possibilità di vedere e sentire in diretta il comandante della missione e il pilota del Modulo Lunare raccontare i particolari delle loro due escursioni lunari e ascoltare dal pilota del Modulo di Comando i momenti più importanti e le sensazioni più trepidanti del suo volo solitario attorno alla Luna in attesa del ritorno dei suoi due compagni.

Questa la trascrizione di alcune tra le principali battute di quella insolita e storica conferenza stampa (in Italia è piena notte, le lancette dell'orologio segnano le 01:29).

Domanda: "Oltre al fulmine che vi ha colpito durante il lancio, episodio questo che pareva dovesse pregiudicare sul nascere l'intera missione, quale è stato il momento di maggior tensione, se ve ne è stato mai qualcuno, prima dell'atterraggio sulla Luna, durante la sosta su di essa o dopo?"

Conrad: "Penso decisamente che noi tre siamo stati molto più calmi durante il volo di quanto pensassimo. Solo Al e io eravamo un po' nervosi durante la fase di ascesa dalla superficie lunare".

Gordon: "Tutto si è svolto secondo i piani. Penso che la miglior cosa, dal mio punto di vista, è che non ci siano state sorprese".

Domanda: "Conrad, là sulla Luna lei sembrava felice, persino euforico, anche troppo qualcuno ha detto: c'è chi pensa che lei fosse "su di giri" a causa dell'ossigeno. E' vero? Lei e Al che cosa avete provato a trovarvi là fuori?"

Conrad: "Sa, non ero su di giri per l'ossigeno, ma ero molto felice perché tutto il lavoro che ci aveva richiesto l'EVA (l'attività extra veicolare) stava cominciando a dare buoni risultati… tutto andava bene, nella maniera che noi pensavamo dovesse andare ed era molto piacevole… tutto è stato molto più facile che durante gli allenamenti".

Bean: "Volete sapere come ci si sente? Per i primi dieci minuti che si è fuori, almeno nel mio caso, ci si rende conto che andare in giro non è poi così difficile come si pensa e la cosa fa molto piacere. Così, passati i primi dieci minuti, una volta che ci si è resi conto di sapere come stare in equilibrio e di essere certi di non cadere e che tutto va veramente nel migliore dei modi, penso che proprio allora ci si affretti per portare a termine il proprio compito, come ha detto Pete".

Domanda: "Voi, a differenza dei due astronauti che vi hanno preceduto nel luglio sulla Luna, disponevate di amache e coperte. Come avete dormito? E per quanto concerne il sonno, molti si chiedono se là sulla Luna avete sognato".

Conrad: "Non ho voluto levarmi la tuta. Era troppo sporco là. Nella mia amaca stavo quindi molto scomodo. La tuta premeva sul fondo dei miei piedi e sulle spalle. Per quanto concerne i sogni, io non sogno mai, di norma, e non ho sognato nemmeno lassù".

Bean: "Nemmeno io ho sognato e, in verità, non ho dormito troppo bene sulla Luna. Quando si arriva lassù e si pesa soltanto 14 o 16 kg e ci si stende su quelle amache non ci si riesce a piegare nemmeno un po'. Si sta stesi orizzontalmente. E' un posto veramente pratico per dormire! No, non ho sognato per niente. Mi sono svegliato e riaddormentato diverse volte… ma, tutto sommato, non si può dire che il sonno fosse particolarmente turbato. Il "sesto" di gravità è piacevole, in fondo. Vi spinge verso il basso abbastanza, tanto da farvi sentire una leggera pressione sulla schiena o sul fianco, insomma sulla parte sulla quale vi poggiate. E' piacevole".

Domanda: "Se questa missione dovesse essere ripetuta o se voi doveste partecipare ad un'altra, dopo ciò che avete appreso da questa che avete effettuato, cosa fareste di differente e che tipo di equipaggiamento aggiungereste o fareste modificare per quanto riguarda le attività sul suolo lunare?"

Conrad: "Sicuramente migliorare la dotazione degli utensili. Quelli che avevamo con noi sulla Luna erano buoni, ma avrebbero potuto essere migliori". 

Domanda: "Gordon, cosa ha provato a rimanere solo in orbita intorno alla Luna, per un giorno e mezzo?".

Gordon: "Ho pensato spesso in passato a che cosa avrei veramente provato a trovarmi solo nella parte nascosta della Luna, senza alcun contatto con esseri umani; ma l'attività è stata tale durante le ore di veglia che, sorprendentemente, non ho avuto neppure il tempo per pensarci. E, per essere perfettamente franco, ero così stanco alla fine della giornata che a mala pena ce l'ho fatta a distendermi per dormire il più possibile in vista dell'attività del giorno successivo".

Domanda: "Pete, tutti si chiedono cosa sia avvenuto quando lei è caduto sulla Luna. E' stata una caduta accidentale o fatta apposta? Che cosa ha provato a cadere nella gravità lunare? E sarebbe riuscito a rimettersi in piedi se Al non fosse stato lì ad aiutarla?"

Conrad: "No, non sono caduto apposta. Stavo cercando di raccogliere una pietra che era troppo grossa per essere presa con le tenaglie e così mi è capitato di rotolare sul mio fianco finendo giù a "terra". Ma Al, prima che finissi del tutto disteso, mi ha dato una spinta che mi ha rimesso in piedi. Non penso che vi sia il pericolo di cadere contro una pietra e di tagliare la tuta o qualcosa del genere perché la caduta non è mai così violenta. Non si può colpire abbastanza forte una pietra lunare, è vero Al?".

Bean: "No, non solo questo. Stai dicendo della velocità di caduta: mi posso ricordare di aver perso l'equilibrio anch'io numerose volte e se lo avessi perso allo stesso modo sulla Terra sarei probabilmente caduto. Ma sulla Luna, dove ci si muove così adagio si è di solito in grado di rimettersi in sesto, di piegare le ginocchia e di riprendere l'equilibrio".

Domanda: "Milioni di persone, in tutto il mondo, che hanno passato svegli la notte della vostra passeggiata e, inutilmente, in attesa del collegamento televisivo previsto, si chiedono che cosa sia veramente successo a quella telecamera che non ha funzionato". 

Conrad: "In effetti non sappiamo che cosa se sia successo. Ma la stiamo riportando a casa in modo  che si possa vedere che cosa non abbia funzionato a dovere, in modo da aggiustarla per consentire agli astronauti di Apollo 13 di non deludere altri milioni di telespettatori". 

Con queste parole termina l'eccezionale conferenza stampa ed anche l'ultimo collegamento televisivo dallo spazio dei tre astronauti di Apollo 12. Sono le 02:06 italiane, sono trascorse esattamente 224 ore e quarantaquattro minuti dall'emozionante momento del distacco dal pianeta Terra, quello stesso pianeta pronto ad accogliere di nuovo i quarti "trasvolatori" nella storia dell'umanità di un fantastico tracciato, fino a pochi anni fa inimmaginabile, Terra-Luna-Terra.

Immagine televisiva della prima conferenza stampa dallo spazio dei tre astronauti di Apollo 12 di ritorno dalla Luna.

2019/11/23

1969/11/23: Vigilia del rientro sulla Terra per i tre eroi di Apollo 12

Dopo un lungo periodo di riposo, iniziato circa dieci ore prima, dal centro di controllo del volo a Houston viene data la sveglia ai tre di Apollo 12. Le lancette dell'orologio battono le 03:22 ora del Texas; in Italia sono le 09:22 del mattino di domenica 23 novembre 1969.

I tre eroi del "Luna-bis" sono riposati e rilassati. È il loro penultimo giorno nello spazio, la vigilia del ritorno sulla Terra, dopo una fantastica galoppata Terra-Luna ed ora di nuovo verso la Terra con una fantastica esperienza che entrerà nei libri di storia sulla superficie lunare nell'"Oceano delle Tempeste".

Mentre attraverso gli oblò dell'astronave vedono il nostro pianeta avvicinarsi sempre di più grazie all'attrazione gravitazionale terrestre che si fa sempre più forte, Conrad, Gordon e Bean continuano a svolgere il loro normale lavoro con una sola lamentela dovuta alla polvere lunare che ha invaso la cabina dell'Apollo. Probabilmente questo è accaduto nel momento del trasferimento di Conrad e Bean subito dopo l'aggancio in orbita lunare del Lem con il Modulo di Comando. In assenza di peso i granelli di sabbia di origine selenica, liberi di svolazzare qua e là, stanno provocando una fastidiosa irritazione alla pelle e agli occhi ai tre astronauti.

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2019/11/22

1969/11/22: Il tranquillo viaggio di ritorno verso la Terra di Conrad, Gordon e Bean

Dopo un riposo record di ben dodici ore, Conrad, Gordon e Bean si risvegliano a detta dei medici che seguono il volo dal centro spaziale di Houston, "psicologicamente freschi", pronti ad affrontare l'ultima parte del viaggio che li separa dal loro ritorno sulla Terra.

Mentre i tre astronauti dormivano, la loro formidabile astronave, composta dal Modulo di Comando e dal Modulo di Servizio, alle 01:22 italiane si trovava ormai a 17.634 km dalla Luna e a 371.803 dalla Terra viaggiando alla fantastica velocità di 3.097 chilometri orari.

Il programma della giornata prevede, dopo la colazione, l'ascolto delle ultime notizie dal nostro pianeta, lette dalla squadra di controllo che a turni segue costantemente il viaggio, e le solite pulizie di bordo della capsula e personali, c’è anche una serie di osservazioni astronomiche con il telescopio che si trova sulla navicella.

Alle 13:49 italiane, l'equipaggio effettua con una breve accensione del motore "SPS" del Modulo di Servizio, una piccola correzione di rotta che porterà diritto il Modulo di Comando con il suo prezioso carico a bordo, all'appuntamento con l'Oceano Pacifico lunedì prossimo 24 novembre.

Il comandante della sesta missione umana del programma Apollo, Charles Conrad, e i suoi compagni, Alan Bean e Richard Gordon, tra un rapporto tecnico-scientifico e l'altro continuano a ridere e a scherzare, segno del simpatico clima che si è respirato fin dall'inizio della missione a bordo di Apollo 12.

Foto AP12-AS12-55-8216, scansione JSC.


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Alle 17:00 ora di Houston nel Texas, le 23:00 in Italia, i tre astronauti, dopo aver completato i compiti a loro affidati, vanno a dormire, non prima però di assistere ad una visione assoluta riservata solo per loro, mentre si trovano quasi a metà strada tra la Luna e il nostro pianeta: la prima eclissi di Sole provocata dalla Terra vista con occhi umani!

"Lo spettacolo è semplicemente fantastico!", dice con emozione il quarto uomo nella storia ad aver camminato sulla Luna, Alan Bean. "E' senza dubbio la visione più meravigliosa della missione!".

Nella foto la spettacolare immagine della prima eclissi di Sole provocata dalla Terra e vista da un equipaggio umano di ritorno dalla Luna (foto AP12-S80-37406).

1969/11/22: Il ritorno verso la Terra di Apollo 12 su "La Stampa"


Il resoconto del distacco dall'orbita lunare e il ritorno verso il pianeta madre di Conrad, Gordon e Bean sulla prima pagina de "La Stampa" di sabato 22 novembre 1969 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

2019/11/21

1969/11/21: Ultima giornata in orbita lunare e successiva accensione del motore SPS: si ritorna verso casa

In Italia le lancette dell'orologio segnano le prime ore di venerdì 21 novembre 1969, precisamente le 06:50: per i tre astronauti di Apollo 12 inizia l'ultima giornata in orbita intorno alla Luna. Dopo un giusto e più che meritato riposo, Conrad, Bean e Gordon, i primi due reduci dalla fantastica esperienza sul suolo lunare in una zona precisa nell'"Oceano delle Tempeste", si risvegliano.

Per il terzo e quarto uomo nella storia dell'umanità ad aver calcato il suolo di un corpo celeste al di fuori del pianeta Terra, la non spaziosa capsula Apollo è pur sempre più confortevole dello stretto spazio a bordo del Modulo Lunare.

Dopo aver consumato un'abbondante colazione ascoltando musica, dal centro di controllo di Houston vengono trasmessi ai tre astronauti i vari messaggi di felicitazione per il buon esito sin qui dell'impresa, tra questi anche quelli dei propri familiari che attendono con ansia il loro ritorno a terra.

Alle 08:26 italiane il potente motore SPS (Service Propulsion System) del Modulo di Servizio viene acceso per diciannove secondi in modo da innalzare l'orbita dell'Apollo a 110 km e permettere a Conrad, Gordon e Bean di fotografare i possibili siti di atterraggio per le future missioni umane sulla superficie del satellite naturale della Terra. Sono infatti previsti altri otto viaggi di esplorazione entro la fine del 1972 o al più tardi nei primi mesi del 1973.



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Sono trascorse 172 ore, 27 minuti e 16 secondi dal "liftoff" dalla rampa di lancio 39-A del Centro spaziale Kennedy, ottantotto ore e 58 minuti dall'ingresso in orbita lunare; dopo 45 giri intorno a Selene è giunto il momento di riaccendere il motore del Modulo di Servizio, l'"SPS", e dire addio definitivamente per Conrad, Gordon e Bean alla Luna. E' il penultimo momento critico della missione Apollo 12: l'ultimo sarà l'attraversamento dell'atmosfera terrestre al momento del rientro. La manovra viene effettuata durante il sorvolo dell'astronave della faccia a noi nascosta della Luna, senza contatto radio con la base a terra.

Sono le 15:49 ora di Houston, in Italia è ormai tarda sera, le 21:49; il computer di bordo accende il propulsore principale del Modulo di Servizio per 130 secondi: la potenza scaturita dal motore fa aumentare la velocità dell'astronave da 5.900 chilometri orari a 9.100, raggiungendo la cosiddetta velocità di fuga e sottraendosi così all'attrazione lunare, immettendo ciò che rimane del grande complesso spaziale, lanciato il 14 novembre, sulla traiettoria giusta per il viaggio di ritorno verso la Terra.

A Houston, tra i tecnici del controllo del volo, si vivono momenti di ansia e di attesa: se il potente motore "SPS" non ha funzionato per i tre astronauti americani si prospetta un tragico epilogo: rimanere prigionieri per sempre della Luna. Fino ad ora nelle precedenti missioni, quelle di Apollo 8, 10 e 11, intorno al nostro Satellite tutto ha sempre funzionato alla perfezione. Ed è così anche questa volta. Dopo un lungo, interminabile silenzio radio, giunge a terra la voce soddisfatta del comandante Conrad: "Houston, ragazzi, operazione riuscita. Arrivederci Luna!"


Rappresentazione artistica dell'accensione del potente motore del Modulo di Servizio (SPS) necessario per l'uscita dall'orbita lunare e il successivo ritorno verso la Terra della capsula Apollo con a bordo Conrad, Bean e Gordon.


Alle 22:07 ora italiana i tre formidabili uomini della Nasa accendono la telecamera a colori per una nuova trasmissione televisiva in diretta dallo spazio della durata di circa quaranta minuti, mostrando ai telespettatori collegati in tutto il mondo la Luna, violata per la seconda volta, che si allontana sempre più; poi, d'accordo con i controllori del volo, quando in Italia sono scoccate le 23:30, Conrad, Gordon e Bean iniziano il periodo di riposo.

Si è così scritta oggi con successo una nuova pagina nella storia dell'esplorazione umana dello spazio.

1969/11/21: La seconda EVA e l'addio alla Luna di Conrad e Bean sui quotidiani italiani







Le prime tre pagine de "La Stampa" di venerdì 21 novembre 1969 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).




COMPIUTA L'ESPLORAZIONE


Ritorno dalla Luna

Prelevate parti del "Surveyor" e raccolto nuovo materiale selenico - Conrad è caduto sulle ginocchia durante la seconda "passeggiata" - Perfetti il decollo e l'aggancio in orbita


(Dal nostro inviato speciale) Houston, 20 novembre. Anche la prima fantastica esplorazione lunare si è conclusa felicemente. Charles Conrad e Alan Bean, usciti all'aperto per la seconda volta dal loro veicolo-rifugio, hanno eseguito la più straordinaria "passeggiata" che si possa immaginare: hanno costeggiato dall'esterno i pendii di alcuni crateri, ne hanno risalito la cresta, sono discesi nell'interno, hanno raccolto rocce, esemplari cristallini, ciottoli di ogni tipo, hanno compiuto un'accurata ricognizione sulla sonda automatica "Surveyor 3" lanciata lassù nel '67, ne hanno staccato le parti più interessanti da studiare nei laboratori terrestri, hanno rotolato massi sotto la guida radio dei selenologi di Houston, hanno lanciato sassi nel vuoto per giudicare la potenza muscolare delle braccia umane nelle condizioni di un sesto di gravità e, dopo quasi quattro ore di cammino nelle petraie seleniche, sulle quali hanno percorso poco meno di due chilometri, sporchi di polvere nerastra, carichi di pietre, di macchine fotografiche e degli oggetti  staccati dal "Surveyor", sono tornati sulla loro astronave, canticchiando il motivetto dei Sette nani del film di Walt Disney.
Alle 15,25 (ora italiana), conclusa la sistemazione dei bagagli lunari a bordo dell'"Intrepid", gettate fuori le cose inutili (fra esse purtroppo sembra che per sbaglio sia finito un rotolo di filmati a colori), i due estroversi, simpaticissimi esploratori cosmici hanno acceso il possente razzo del veicolo e, pochi istanti dopo, avevano già raggiunto la velocità orbitale, pronti per le successive manovre che li avrebbero portati a ricongiungersi con la "Yankee Clipper" e riprendere la via di casa. Ecco in sintesi la stupefacente avventura che, seppur privi delle immagini televisive (a causa del noto incidente alla telecamera lunare) abbiamo vissuto da Houston seguendo istante per istante il cammino, il lavoro, la gioia, la fatica di Pete e Alan, attraverso le loro gioviali conversazioni che ci risuonavano nelle cuffie.

Il cratere "D" 

Come avevamo accennato nella parte finale della nostra cronaca di ieri, l'"Intrepid" era atterrato con estrema precisione a circa duecento metri di distanza in linea d'aria (ammesso che per la Luna si possa usare questa espressione) dal punto dove si trova la sonda, in uno spiazzo in leggera pendenza ma abbastanza pianeggiante all'esterno del cratere del "Surveyor" stesso e di un altro cratere indicato con la lettera "D". Quest'ultimo costituisce la "testa" della figura indicata dai selenologi come l'"uomo delle nevi", del quale l'avvallamento  dove si trova la sonda rappresenta la pancia.
Conrad e Bean, anziché puntare direttamente sulla sonda automatica, hanno preferito fare un lunghissimo giro per avere migliori possibilità esplorative e per poter raccogliere esemplari di rocce più numerosi e diversi. Usciti dall'astronave, hanno piegato verso destra, si sono allontanati di molto dal bordo esterno del cratere "D", compiendo un vasto giro intorno ad esso. Ma, ancora una volta, anziché piegare verso la destra della figura immaginata e quindi verso il "Surveyor", hanno deviato a sinistra in basso per andare ad osservare due altri piccoli crateri denominati "Sharp" e "Bench". Finalmente si sono diretti verso la loro meta principale, ma girando ancora alla larga.
Poi, arrivati davanti al "Surveyor", sono discesi sul fondo attorniando il "robot", fotografandolo, osservando le modificazioni del terreno circostante, constatando gli effetti del razzo della sonda che continuò a bruciare anche dopo che era atterrata. A questo punto Conrad e Bean hanno fatto la più straordinaria rivelazione per i selenologi di Houston: hanno detto che le strutture della macchina hanno cambiato colore, in alcune parti sono diventate verde-bianco, mentre avrebbero dovute essere blu.

Raggiunto l' "Intrepid" 

Gli astronauti hanno anche detto che la sonda era tutta coperta di pulviscolo bruno. Poi, lavorando di pinze, hanno tagliato un pezzo del cavo della TV automatica che aveva ripreso migliaia di nitide immagini, hanno staccato la telecamera stessa ed alcune altre apparecchiature del "robot", hanno collezionato nuovi tipi di rocce e si sono rimessi in cammino, continuando il giro all'esterno del cratere. Così sono andati ad esplorare un altro "buco" provocato proprio sul bordo dalla caduta di un grosso meteorite. Con un'altra camminata hanno infine raggiunto l'"Intrepid" dalla parte opposta dalla quale erano partiti.
Durante la seconda passeggiata, che è durata esattamente 3 ore, 43 minuti e 2 secondi. I due esploratori cosmici hanno speso energie pari a circa tremila calorie a testa, il loro battito cardiaco ha avuto punte massime di 170 pulsazioni al minuto. Segno proprio che hanno lavorato sodo, e infatti, più di una volta li abbiamo sentiti ansimare, ma mai le loro voci e i loro commenti hanno tradito un istante di scoramento, un'ombra di suspense o di timore.
Conrad e Bean, al di là delle più ottimistiche previsioni che avevano fatto prima della loro partenza, sono stati due personaggi straordinari. Dopo la rottura della telecamera, il loro brio, la loro loquacità, la vivezza con cui hanno descritto ciò che vedevano e le sensazioni che provavano, hanno salvato perfino lo "spettacolo" della missione.
Insomma, se i primi due "pedoni lunari" erano stati freddi e compassati tecnici, i primi esploratori delle valli polverose del globo selenico sono stati due uomini nel senso più vero, due uomini che hanno anche sbagliato, che hanno perfino dimenticato un rotolo di pellicola a colori e fracassato il manico della macchina fotografica che uno di loro aveva attaccato al collo.
Stamane - e sull'episodio non si sa ancora molto - Conrad è caduto sulle ginocchia mentre tentava di raccogliere una pietra. L'incidente è avvenuto mentre l'astronauta si trovava sulla cresta del cratere del "Surveyor". Conrad è stato prontamente aiutato da Bean che l'ha tirato su con una cinghia. Neppure la caduta ha fatto perdere a Conrad e al suo compagno il buonumore. 
Già all'inizio della seconda "passeggiata" era ripresa la girandola delle battute scherzose, il fitto dialogo degli astronauti fra di loro e con il centro di Houston. Ecco alcune di queste battute, che riportiamo più ampiamente in altra parte del giornale.
Conrad: "C'è una cosa che mi preoccupa. Non riesco a trovare un sacco (e si riferiva ad uno dei contenitori per gli esemplari lunari). Ma questi arnesi di teflon siamo proprio sicuri che reggano il vuoto? Cerchiamolo va, ah, ecco". E poi: "Sapete a che cosa mi fa pensare questa specie di terreno nel quale affondo con i piedi attorno al Lem, sotto questo Sole? A un campo ben coltivato, col Sole basso. Questa polvere è cenere grigia molto luminosa, bianca e grigia"
Bean: "Allora andiamo a recuperare un po' di Surveyor". 
Conrad: "Vorrei sapere che cosa è successo da ieri". 
Bean: "Non lo so. Credo che tutto il mondo abbia appreso qualche cosa. Houston i collegamenti sono magnifici. Ho l'impressione che voi siate nella mia visiera… Dunque…"
Conrad: "Di che cosa altro hai bisogno?".
Bean: "Bisogna che prenda gli arnesi…"
Conrad: "E' bello piroettare sulla Luna. Con un mezzo giro di tacchi faccio un balletto… Accidenti, questa roccia non vuole staccarsi, questa altra, invece, anche se grossa, viene via senza fatica".
Houston: "Ti riesce di far rotolare quel grosso masso che ci hai descritto fino in fondo al cratere?
Conrad: "Ooohoop, Ooohoop, roll, roll, roll! Sta rotolando, è il "Rock and roll" della Luna!"
Il macigno, ribalzando sulle lave del cratere, raggiunge il fondo e le vibrazioni che provoca sulla crosta selenica sono registrate dal sismometro della stazione-osservatorio montata ieri. Dalla sala di controllo si segue tutto, si registra tutto, è come essere lassù con loro, a quattrocentomila chilometri di distanza. 
Dai primi bilanci fatti, gli esperti di Houston, sulle basi delle descrizioni ricevute, non escludono che molte delle rocce raccolte da Conrad e Bean siano assai diverse da quelle portate sul nostro pianeta dall'"Apollo 11". Se ciò sarà confermato dalle analisi (una prima analisi chimica l'hanno iniziata i due esploratori lunari per vedere la quantità esatta di gas contenuta in alcuni esemplari) vorrà dire che l'"Oceano delle Tempeste" è diverso, anche sul piano geochimico oltre che nella conformazione dal "Mare della Tranquillità", e che quindi la Luna varia da zona a zona.
Per quanto riguarda la visibilità è stato precisato meglio quanto già osservarono Armstrong e Aldrin. Ad un certo punto Conrad ha detto: "La visibilità è come sulla Terra. Ci si adatta molto bene con gli occhi. La sola grande differenza è che se si guarda dalla parte del Sole la superficie selenica acquista un colore che cambia subito non appena si cambia angolo visuale. Ma a meno di restare in ombra l'adattamento ottico è identico a quello che si ha sulla Terra".
Perfino nel drammatico momento della partenza dalla Luna, a bordo della cabina di ascesa dell'"Intrepid", Conrad e Bean non hanno cessato un istante la loro simpatica conversazione.
Il razzo del "Lunar Module" si è acceso regolarmente, ma i due astronauti hanno dato un po' troppa "manetta". Sul piano pratico questa sgassata eccessiva del motore dell'"Intrepid" ha voluto dire un'orbita con parametri leggermente diversi dai previsti, ma niente di grave. Dopo aver ruotato intorno alla Luna ad una quota più bassa e più veloce, secondo il programma di volo l'"Intrepid" si è innalzato in un'orbita circolare, pronto all'appuntamento con l'astronave-madre e il suo pilota solitario.
Il riaggancio delle due astronavi, preceduto da un collegamento televisivo da bordo dell'"Apollo", che ci ha permesso di vedere l'"Intrepid" nelle fasi del suo avvicinamento, è avvenuto verso le 12,40 (in Italia erano le 19,41).
L'incontro fra Conrad, Bean e Gordon è stato naturalmente calorosissimo. Poi i tre astronauti hanno trasbordato i loro preziosi cimeli sulla "Yankee Clipper" e alle 20,43 (sempre ora italiana) hanno sganciato, pieno di rifiuti, il magnifico "Intrepid". Mentre scrivo gli astronauti stanno già riposando.
A tarda notte, la parte superiore del "Lunar Module" è stata fatta precipitare, per telecomando, sulla superficie selenica, in modo che gli studiosi da terra hanno potuto registrare gli effetti del primo terremoto artificiale sulla Luna. Domani sera, Conrad, Gordon e Bean riaccenderanno il razzo di servizio e si dirigeranno verso casa, dopo aver passato un'altra giornata a ruotare intorno al satellite della Terra.    (Giancarlo Masini)






La prima e la terza pagina de "Il Giorno" con un ampio reportage sulla seconda attività di Conrad e Bean sulla Luna e la successiva partenza dal Satellite (dalla collezione personale di Gianluca Atti).




La prima pagina de "La Nazione" di venerdì 21 novembre 1969 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).